L’estate, il sole, il caldo e i bagni al mare o in piscina, tutto è bello e divertente fino a che la pelle non viene attaccata da un particolare tipo di batterio che può causare la formazione di dolorosissime e infettive verruche. Scopri quali fattori sono alla base della proliferazione di questo tipo di escrescenze cutanee, i sintomi riconoscibili e come curarle con l’aiuto di un medico dermatologo.

Cosa sono le verruche

Le verruche sono delle particolari escrescenze cutanee, dal colore giallo o nei toni del bianco, spesso dolenti e causate dal Virus del Papilloma Umano (HPV) che, attraverso delle lesioni preesistenti (anche microscopiche) penetra nell’epidermide e la infetta. La loro sede di replica preferita è l’area anatomica che comprende mani, dita, unghie, viso e piante dei piedi. Più diffuse durante l’età giovanile, tra le principali cause l’assidua frequentazione di ambienti umidi e ricchi di persone, come docce, piscine e campi sportivi. Ecco perché le verruche sono una delle problematiche che più spaventano genitori, bambini e ragazzi durante i mesi estivi.

Verruche cutanee, le cause

Tra i fattori di rischio considerati come responsabili e favorenti la comparsa di verruche troviamo:

  • Presenza di lesioni cutanee (anche non visibili a occhio nudo) che fungono da porta d’ingresso al virus nell’epidermide, pronto poi a proliferare;
  • Camminare scalzi in luoghi pubblici e umidi, specie piscine, bagni e spogliatoi. Allo stesso modo, l’utilizzo in comune di asciugamani, accappatoi, ciabatte e altri accessori “da piscina”;
  • Il frequente utilizzo di calzature senza un’adeguata traspirabilità;
  • Più raramente, possono intervenire fattori genetici e carenze immunitarie (date da stress, cattiva alimentazione e altre patologie che debilitano l’organismo e lo rendono più facilmente attaccabile da batteri).

Verruche cutanee, i sintomi

Il sintomo più caratteristico della comparsa di verruche sta nell’osservazione, anche a occhio nudo (specialmente se in fase avanzata), di piccole protuberanze cutanee causate dal Papilloma Virus. Con una colorazione variabile dal rosa, al giallognolo, al marrone o grigio, le papule tipiche delle verruche contengono al loro interno dei puntini più scuri che altro non sono che capillari trombizzati. In genere asintomatiche nelle prime fasi, le verruche possono diventare particolarmente dolorose se posizionate in aree anatomiche fortemente soggette a pressione o sfregamento come le piante dei piedi.

 

Come trattarle con l’aiuto di un dermatologo

La scelta del trattamento più opportuno alla cura della propria verruca cutanea, varia in base al tipo della stessa, all’area anatomica su cui è cresciuta, alla sua profondità e percentuale di proliferazione, se cioè si è già estesa particolarmente.

Il metodo più utilizzato, specie per verruche alla fase iniziale del loro ciclo di vita, è quello di tipo topico, che prevede quindi l’applicazione diretta sulla papula di soluzioni a base di acido salicilico (creme, spray, lozioni) talvolta attraverso l’utilizzo di una piccola spatola o pennello incluso nel kit farmaceutico. Grazie alla sua forte azione cheratolitica, l’acido salicilico determina la distruzione delle cellule che compongono la verruca, debellando l’infezione col passare dei giorni e delle applicazioni.

Ma cosa succede se il trattamento a base di acido salicilico non basta? I dermatologi consigliano il ricorso alla crioterapia, sicuramente più dolorosa, ma molto efficace. Si tratta di una tecnica che sfrutta tutte le potenzialità congelanti dell’azoto liquido (applicato direttamente sulla verruca attraverso un tampone collegato ad un macchinario) per congelare letteralmente il tessuto in eccesso, che con il passare dei giorni si stacca da sé, favorendo la guarigione dell’area anatomica colpita. Può accadere, specie per verruche più estese, che sia necessario il dover ripetere l’applicazione crioterapica dopo una decina di giorni dal primo intervento.

Efficace, ma più costosa, tra i trattamenti di nuova generazione per la cura di verruche, figura sicuramente la laserterapia, sempre più spesso indicata dai dermatologi a fronte di alte recidive.

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